peggywrites

Mental Chaos, or: A Confused Collection of Thoughts.

18 January 2008

Sometimes nothing is better than your own language

Per la prima volta in questo blog scrivo in italiano, solo per un paio di motivi: il primo è che mi dispiace continuare a scrivere di quanto sono stanca della convivenza forzata in Bevendean Crescent, non importa quanto le ragazze siano gentili e simpatiche, ne ho semplicemente piene le scatole, di svegliarmi la mattina e aver paura a scendere in cucina per il probabile casino nel lavandino, di sentire la polacca lamentarsi delle finestre sporche quando il casino che lascia sul fornello dopo una delle sue colazioni leggere (funghi e uova, o insalata di tonno...) rimane a farci compagnia per giorni finchè esasperata mi metto a pulire, e potrei continuare per ore, ma meglio fermarsi qui. Insomma, non è bello scrivere qui in inglese quanto non ne possa più, soprattutto dato che la polacca lo legge, il mio blog...

La seconda ragione, naturalmente, è che ci sono argomenti che preferisco affrontare in italiano per evitare che il mio adorato omino li venga a sapere. Non credo che legga il mio blog, ma non si può mai sapere. E dato che penso solo e soltanto a lui, è dura non scrivere di lui, prima o poi...
Insomma, sto pensando, sempre e comunque, se andarmene, se cercare fortuna in patria, se lasciare questa ventosa insopportabile Brighton e una casa ad affitto stratosferico che devo dividere con tre persone, e tornare nella fredda bellissima valle, trovarmi il mio monolocale TUTTO MIO, nel quale tornare alla fine di una giornata infernale passata a insegnare, e semplicemente starmene per conto mio, finalmente in silenzio, come dico sempre, la cosa più difficile. Da un lato siamo tutti soli; dall'altro, non lo siamo mai veramente.

Penso al master, che vorrei davvero fare, anche se solo per togliermi il capriccio, da una vita voglio fare un master in film studies, penso a quanto lo voglio fare, e a quanto è inutile. Poi penso che se potessi trasferirmi in una città più decente, lo farei, perchè detesto Brighton; infine penso che sono qui solo e unicamente per lui. Damn. Penso a quello che ci siamo detti e a quello che mi ha detto lui, così confuso, dopotutto, un mix tra "non ti voglio" e "ti voglio, ma adesso è troppo presto per me", tra "aspettami" e "va per la tua strada". Ci penso e ci ripenso. Non passa giorno, non passa un'ora che il pensiero non mi sfiori, senza pensare a lui.
Avremmo dovuto parlare meglio, quando ci siamo lasciati a novembre, ma era così sconvolto che non ho voluto infierire con domande e quant'altro. E so che ho fatto bene. Tuttavia, anche adesso che vedo il suo comportamento, le lacrime agli occhi quando gli ho dato il "buono abbraccio" la settimana scorsa, il caffè che mi ha regalato l'altra sera, il fatto che si sia seduto vicino a me al bar sabato, invece che di fronte (sembra una scemata ma conoscendolo so cosa significa)...insomma, a volte mi illudo, spero che siano nuovi segnali positivi, poi combatto per tornare con i piedi per terra e convincermi che sono semplicemente suoi modi di essere, dolce e gentile, affettuoso, premuroso. Poi parlo con qualcuno, o ricevo una mail che cerca di fare breccia in questa debole convinzione, che cerca di farmi capire che non devo mollare, perchè chiaramente lui mi ama ed è confuso, e forse da un lato sto facendo bene ad aspettare, dall'altro invece dovrei prendere il coraggio a quattro mani e dirglielo bene, in faccia, che deve decidere, perchè se non mi vuole io me ne vado, e non mi rivedrà più, torno in Italia, adios. Eppure so che se gli dicessi una cosa del genere lui mi risponderebbe che devo fare quello che credo sia giusto per me. Quindi tanto vale.

Per il momento sto solo ferma, e aspetto, e se la profe riesce ad organizzare tutte quelle cose di cui abbiamo parlato a dicembre, e arriva il momento VERO di prendere una decisione, credo che solo allora parlerò, e gli chiederò, o forse no. Forse, semplicemente, gli dirò che lui è la sola ragione per cui sono qui, e che sarei disposta a rinunciare a tutto per lui.
Solo per lui.

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